Una brutta storia, nata da una delle realtà più belle della tecnologia made in Italy. Nel cuore di Arduino, il processore open hardware cresciuto ad Ivrea che perfino la Intel ci invidia, è infatti scoppiata la guerra.Da una parte quattro dei cinque soci storici, compreso il “padre” e il volto pubblico del progetto Massimo Banzi, dall’altra Gianluca Martino che da sempre si occupa concretamente della produzione delle schede. Più un sesto incomodo, Federico Musto, che da lunedì sostiene di essere il nuovo timoniere che porterà il processore italiano verso la conquista di nuovi mercati. Il tutto ad insaputa dei quattro fondatori sopra citati, Massimo Banzi in testa. Viene subito in mente la cacciata di Steve Jobs dalla Apple nel 1985, o l’allontanamento dalla Sony di Ken Kutaragi, l’ideatore delle prime tre PlayStation. Ma qui c’è la componente italiana, farsesca per molti versi, che rende lo scontro in seno ad Arduino diverso.
“E’ surreale quel che sta accadendo”, racconta da Londra Massimo Banzi. “Qualche giorno fa ho letto sulle agenzie della cosiddetta svolta corporate di Arduino, senza che noi ne sapessimo nulla. E ho appreso che questo signore, che nulla a che fare con la nascita di Arduino né con la sua gestione, sarebbe diventato il nuovo amministratore delegato”
Si riferisce a Federico Musto?
“Esatto”
Mi perdoni, come è possibile che qualcuno arrivi e dica che è alla guida di Arduino se c’entra relativamente poco?
“Appunto: come è possibile? E perché in tanti gli hanno dato retta? La questione è semplice. Fra noi, fra noi quattro e Ginaluca, c’era una visione diversa. E’ proprietario della fabbrica di Arduino ad Ivrea ed è sempre stato contrario all’internazionalizzazione del nostro progetto”
Si spieghi meglio.
“Arduino è un progetto open hardware: chiunque può fabbricarlo, i progetti e gli schemi sono online. Quello che differenzia la versione per così dire originale è la sua identità. L’essere al centro del movimento dei maker da dieci anni. E’ un brand perché ha una sua filosofia e una storia. L’hardware puro e semplice non è il centro. Ci sono diverse fabbriche che realizzano le schede Arduino in giro per il mondo. Quella di Ivrea però, che è di Gianluca, ha avuto storicamente una quota importante nella produzione. La mia idea di espandersi nel mondo cozza con la sua che teme di dover ridurre la produzione. Ma se vuoi davvero sbarcare in Cina, dove già copiano Arduino perfino con il nostro logo, non puoi farlo continuando a tenere la maggior parte della produzione in Italia”.
Di qui la spaccatura?
“Gianluca Martino ha messo Musto a capo della società che produce le schede in Italia, quella che ha il sito Arduino.org, che non c’entra con il sito storico Arduino.cc. Si sono appropriati del nome visto che non è un marchio registrato, comunicando ai quattro venti che è tutto nelle loro mani. Hanno perfino fatto riferimento all’accordo con la Intel, quando sono io che l’ho siglato. Parlano di una svolta internazionale mentre Arduino sono anni che ha uffici in America, Svezia, India… Senza dimenticare che dei cinque fondatori due sono statunitensi, uno è spagnolo e poi ci siamo noi due italiani. Arduino è nato come una realtà internazionale. E Musto in questa storia non c’entra nulla. Ha solo collaborato con noi ad un progetto e si è poi inserito sfruttando i dissapori all’interno del gruppo”.
Dissapori di lunga data?
“Si, ci sono altre questioni ed azioni legali in corso. Non posso scendere nei dettagli proprio perché le cause sono in pieno svolgimento”.
Come mai la Intel si è interessata a voi?
“Intel si è accorta di essere assente nel mondo dei maker. Ci hanno contatto per fare un prodotto che abbia Intel come base e che possegga la filosofia Arduino. La scheda Galileo è nata così. Di nuovo: la costruzione dell’hardware è questione non fondamentale. Noi stiamo cambiando il mondo, dando alle persone la possibilità di inventare. Ma anche restando nelle logiche di business, è ovvio che sulla produzione di hardware puro gli spazi si riducono. Devi essere un brand in primo luogo, avere un marchio e una identità forte. E’ sull’identità che si costruisce il nostro business futuro. Dunque anche sugli accordi con la Intel, che legittimano un percorso, sono un riconoscimento per Arduino. Chiaramente la strategia di trasformare Arduino in una azienda globale di questo tipo a Gianluca Martino non piaceva perché è legato alla produzione pura”.
E ora cosa farete?
“Aspettiamo di vedere cosa diranno questi signori. La loro strategia è semplice: prima che la causa si concluda ci vorrà tempo e intanto loro hanno sollevato un polverone accreditandosi come i referenti per Arduino. Abbiamo cercato di sanare la frattura parlando perfino con Musto che però sosteneva di non poterci incontrare perché era in Cina mentre invece incontrava i giornalisti per dire di essere al timone di Arduino”.
Sembra difficile che qualcuno che abbia voglia di costruire un progetto con Arduino parli con Musto invece che con lei.
“Si, è improbabile. Per altro sono qui a Londra a stringere accordi con aziende della stazza di Intel. Ma questa storia non fa bene ad Arduino e mi fa male anche sul piano umano perché è la fine di un’amicizia di lunga data. Insomma: un peccato, da tutti i punti di vista”
Articolo ripreso dal blog playground.blogautore.repubblica.it – autore: Jaime d’Alessandro