sabato 8 ottobre 2016
venerdì 7 ottobre 2016
giovedì 6 ottobre 2016
mercoledì 5 ottobre 2016
lunedì 29 febbraio 2016
Salviamo la ricerca italiana
Viene riproposto per motivi didattici il contenuto della lettera di Giorgio Parisi inviata all'Unione Europea
TESTO IN ITALIANO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE
Chiediamo all’Unione Europea di spingere i governi nazionali a mantenere i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. Questo permetterebbe a tutti gli scienziati europei - e non solo a quelli britannici, tedeschi e scandinavi - di concorrere per i fondi di ricerca Horizon 2020.
In Europa i fondi di ricerca pubblici sono erogati sia dalla Commissione Europea che dai governi nazionali. La Commissione finanzia principalmente grandi progetti di collaborazione internazionali, spesso in aree di ricerca applicata, e i governi nazionali finanziano invece - oltre che i propri progetti strategici - programmi scientifici su scala più piccola, e operati “dal basso”.
Ma non tutti gli Stati membri fanno la loro parte. Per esempio l’Italia trascura gravemente la ricerca di base. Oramai da decenni il CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, operando in un regime di perenne carenza di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti al lumicino. I PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) sono rimasti inattivi dal 2012, fatta eccezione per alcune piccole iniziative destinate a giovani ricercatori.
I fondi di quest’anno per i PRIN, 92 milioni di Euro per coprire tutte la aree di ricerca, sono troppo pochi e arrivano troppo tardi, specialmente se paragonati per esempio al bilancio annuale dell’Agenzia della Ricerca Scientifica Francese (corrispondente ai PRIN italiani) che si attesta su un miliardo di Euro l’anno. Nel periodo 2007-2013 l’Italia ha contribuito al settimo “Programma Quadro” europeo per la ricerca scientifica per un ammontare di 900 milioni l’anno, con un ritorno di soli 600 milioni. Insomma l’incapacità del Governo Italiano di alimentare la ricerca di base ha causato una perdita di 300 milioni l’anno per la scienza italiana e quindi per l’Italia.
Se si vuole evitare che la ricerca si sviluppi in modo distorto nei vari Paesi europei, le politiche nazionali devono essere coerenti tra di loro e garantire una ripartizione equilibrata delle risorse.
TESTO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE IN INGLESE
We call for the European Union to push governments into keeping their research funding above subsistence level. This will ensure that scientists from across Europe can compete for Horizon 2020 research funding, not just those from the United Kingdom, Germany and Scandinavia.
Europe's research money is divided between the European Commission and national governments. The commission funds large, transnational collaborative networks in mostly applied areas of research, and the governments support small-scale, bottom-up science and their own strategic research programmes.
Some member states are not keeping their part of the bargain. Italy, for example, seriously neglects its research base. The Italian National Research Council has not overseen basic research for decades, being itself starved of resources. University funding has dwindled to a bare minimum. The ministerial initiative known as PRIN (Research Projects of National Interest) has been defunct since 2012, apart from a few limited programmes for young researchers.
This year's PRIN allocation of a 92-million (US$100-million) funding call to cover all research areas is too little, too late. Compare this with the annual French National Research Agency’s allocation of up to 1 billion, or with Italy's 900-million annual contribution to the EU Seventh Framework Programme that ran in 2007–13. That resulted in a net annual loss of 300 million for Italian science.
To prevent distorted development in research among EU countries, national policies must be coherent and guarantee a balanced use of resources.
TESTO IN ITALIANO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE
Chiediamo all’Unione Europea di spingere i governi nazionali a mantenere i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della pura sussistenza. Questo permetterebbe a tutti gli scienziati europei - e non solo a quelli britannici, tedeschi e scandinavi - di concorrere per i fondi di ricerca Horizon 2020.
In Europa i fondi di ricerca pubblici sono erogati sia dalla Commissione Europea che dai governi nazionali. La Commissione finanzia principalmente grandi progetti di collaborazione internazionali, spesso in aree di ricerca applicata, e i governi nazionali finanziano invece - oltre che i propri progetti strategici - programmi scientifici su scala più piccola, e operati “dal basso”.
Ma non tutti gli Stati membri fanno la loro parte. Per esempio l’Italia trascura gravemente la ricerca di base. Oramai da decenni il CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, operando in un regime di perenne carenza di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti al lumicino. I PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) sono rimasti inattivi dal 2012, fatta eccezione per alcune piccole iniziative destinate a giovani ricercatori.
I fondi di quest’anno per i PRIN, 92 milioni di Euro per coprire tutte la aree di ricerca, sono troppo pochi e arrivano troppo tardi, specialmente se paragonati per esempio al bilancio annuale dell’Agenzia della Ricerca Scientifica Francese (corrispondente ai PRIN italiani) che si attesta su un miliardo di Euro l’anno. Nel periodo 2007-2013 l’Italia ha contribuito al settimo “Programma Quadro” europeo per la ricerca scientifica per un ammontare di 900 milioni l’anno, con un ritorno di soli 600 milioni. Insomma l’incapacità del Governo Italiano di alimentare la ricerca di base ha causato una perdita di 300 milioni l’anno per la scienza italiana e quindi per l’Italia.
Se si vuole evitare che la ricerca si sviluppi in modo distorto nei vari Paesi europei, le politiche nazionali devono essere coerenti tra di loro e garantire una ripartizione equilibrata delle risorse.
TESTO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE IN INGLESE
We call for the European Union to push governments into keeping their research funding above subsistence level. This will ensure that scientists from across Europe can compete for Horizon 2020 research funding, not just those from the United Kingdom, Germany and Scandinavia.
Europe's research money is divided between the European Commission and national governments. The commission funds large, transnational collaborative networks in mostly applied areas of research, and the governments support small-scale, bottom-up science and their own strategic research programmes.
Some member states are not keeping their part of the bargain. Italy, for example, seriously neglects its research base. The Italian National Research Council has not overseen basic research for decades, being itself starved of resources. University funding has dwindled to a bare minimum. The ministerial initiative known as PRIN (Research Projects of National Interest) has been defunct since 2012, apart from a few limited programmes for young researchers.
This year's PRIN allocation of a 92-million (US$100-million) funding call to cover all research areas is too little, too late. Compare this with the annual French National Research Agency’s allocation of up to 1 billion, or with Italy's 900-million annual contribution to the EU Seventh Framework Programme that ran in 2007–13. That resulted in a net annual loss of 300 million for Italian science.
To prevent distorted development in research among EU countries, national policies must be coherent and guarantee a balanced use of resources.
martedì 2 febbraio 2016
Lezione sul criterio di Routh
Esercizio numerico in classe confrontato con il seguente video prodotto su Youtube che contiene due errori di segno:
E' consigliato lo studio della presentazione sull'argomento pubblicato dall'Università di Modena - Reggio Emilia: http://www.automazione.ingre.unimore.it/pages/corsi/materialedidattico/CA0708meccatronica/CA-09-Routh.pdf
http://www.automazione.ingre.unimore.it/pages/corsi/materialedidattico/CA0708meccatronica/CA-09-Routh.pdf
Gli errori di segno possono essere notati dalle due immagini riportate di seguito:
A correzione degli errori si propone il seguente video:
E' consigliato lo studio della presentazione sull'argomento pubblicato dall'Università di Modena - Reggio Emilia: http://www.automazione.ingre.unimore.it/pages/corsi/materialedidattico/CA0708meccatronica/CA-09-Routh.pdf
http://www.automazione.ingre.unimore.it/pages/corsi/materialedidattico/CA0708meccatronica/CA-09-Routh.pdf
Gli errori di segno possono essere notati dalle due immagini riportate di seguito:
A correzione degli errori si propone il seguente video:
venerdì 15 gennaio 2016
Consolidata la collaborazione scientifica tra Italia e Stati Uniti
Cresce e si consolida la collaborazione
scientifica tra Italia e Stati Uniti con la firma della nuova Dichiarazione
congiunta sulla cooperazione scientifica e tecnologica per il biennio 2016-2017,
incrementando i punti comuni di ricerca su nanotecnologie, agroalimentare,
robotica, ICT e scienze della vita (http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/italia-e-stati-uniti-rinnovano.html ). Gli esperti dei due Paesi saranno impegnati a
discutere di ricerca di base e innovazione all’ambasciata statunitense a Roma.
Sono previsti interventi del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
(Miur), Stefania Giannini, e dell’ambasciatore Usa in Italia, John Phillips.
Entrambi gli eventi si sono tenuti in occasione della dodicesima riunione della
Commissione mista Italia-Stati Uniti. Nel corso della cerimonia di firma della
Dichiarazione, il capo dell’Unità per la cooperazione scientifica della
Farnesina e il vice capo missione
dell’ambasciata americana hanno espresso
soddisfazione per le collaborazioni in corso e approvato sette aree prioritarie
per il biennio 2016-2017. È stato inoltre ribadito l’impegno dei ricercatori
dei due Paesi a cooperare nell’ambito di altrettanti gruppi di lavoro, uno per
ogni area prioritaria, coinvolgendo le principali istituzioni scientifiche di
Italia e Stati Uniti.
Aldo Domenico Ficara
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