Viene riproposto per motivi didattici il contenuto della lettera di Giorgio Parisi inviata all'Unione Europea
TESTO IN ITALIANO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE
Chiediamo all’Unione Europea di spingere i governi nazionali a
mantenere i fondi per la ricerca a un livello superiore a quello della
pura sussistenza. Questo permetterebbe a tutti gli scienziati europei - e
non solo a quelli britannici, tedeschi e scandinavi - di concorrere per
i fondi di ricerca Horizon 2020.
In Europa i fondi di ricerca pubblici sono erogati sia dalla
Commissione Europea che dai governi nazionali. La Commissione finanzia
principalmente grandi progetti di collaborazione internazionali, spesso
in aree di ricerca applicata, e i governi nazionali finanziano invece
- oltre che i propri progetti strategici - programmi scientifici su
scala più piccola, e operati “dal basso”.
Ma non tutti gli Stati membri fanno la loro parte. Per esempio
l’Italia trascura gravemente la ricerca di base. Oramai da decenni il
CNR non riesce a finanziare la ricerca di base, operando in un regime
di perenne carenza di risorse. I fondi per la ricerca sono stati ridotti
al lumicino. I PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) sono
rimasti inattivi dal 2012, fatta eccezione per alcune piccole iniziative
destinate a giovani ricercatori.
I fondi di quest’anno per i PRIN, 92 milioni di Euro per coprire
tutte la aree di ricerca, sono troppo pochi e arrivano troppo tardi,
specialmente se paragonati per esempio al bilancio annuale dell’Agenzia
della Ricerca Scientifica Francese (corrispondente ai PRIN italiani) che
si attesta su un miliardo di Euro l’anno. Nel periodo 2007-2013
l’Italia ha contribuito al settimo “Programma Quadro” europeo per la
ricerca scientifica per un ammontare di 900 milioni l’anno, con un
ritorno di soli 600 milioni. Insomma l’incapacità del Governo Italiano
di alimentare la ricerca di base ha causato una perdita di 300 milioni
l’anno per la scienza italiana e quindi per l’Italia.
Se si vuole evitare che la ricerca si sviluppi in modo distorto nei
vari Paesi europei, le politiche nazionali devono essere coerenti tra di
loro e garantire una ripartizione equilibrata delle risorse.
TESTO DELLA LETTERA PUBBLICATA SU NATURE IN INGLESE
We call for the European Union to push governments into keeping their
research funding above subsistence level. This will ensure that
scientists from across Europe can compete for Horizon 2020 research
funding, not just those from the United Kingdom, Germany and
Scandinavia.
Europe's research money is divided between the European Commission
and national governments. The commission funds large, transnational
collaborative networks in mostly applied areas of research, and the
governments support small-scale, bottom-up science and their own
strategic research programmes.
Some member states are not keeping their part of the bargain. Italy,
for example, seriously neglects its research base. The Italian National
Research Council has not overseen basic research for decades, being
itself starved of resources. University funding has dwindled to a bare
minimum. The ministerial initiative known as PRIN (Research Projects of
National Interest) has been defunct since 2012, apart from a few limited
programmes for young researchers.
This year's PRIN allocation of a 92-million (US$100-million) funding
call to cover all research areas is too little, too late. Compare this
with the annual French National Research Agency’s allocation of up to 1
billion, or with Italy's 900-million annual contribution to the EU
Seventh Framework Programme that ran in 2007–13. That resulted in a net
annual loss of 300 million for Italian science.
To prevent distorted development in research among EU countries,
national policies must be coherent and guarantee a balanced use of
resources.