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venerdì 28 dicembre 2018
A fine 2015 la chiusura di Veneto Nanotech
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Il liceo scientifico G. Berto di Vibo Valentia dopo 12 anni ripercorre la didattica delle nanotecnologie
mercoledì 26 dicembre 2018
L’Università UNED di Madrid cita il progetto “Le nanotecnologie“ dell’IIS di Furci Siculo
Nell’ormai lontano anno scolastico
2004/05 presso l’IIS di Furci Siculo si svolse per la prima volta in Italia un
progetto didattico sulla divulgazione delle nanotecnologie. Il progetto ideato
e organizzato dal prof. Aldo Domenico Ficara vide la fattiva partecipazione del NNL (National Nanotecnology Laboratory) di
Lecce. Le peculiarità di questa esperienza ( progetto “Le nanotecnologie“ ) evidenziarono nuovi
approcci metodologici della didattica per riuscire ad avvicinare l’innovazione
nanotech ai programmi ministeriali ed ai contenuti dell’editoria scolastica non
sempre al passo con i tempi. In quel periodo la rete scolastica Nanotech- Duesicilie
( coordinata da prof Ficara ) e l’IIS di
Furci Siculo raggiunsero un accordo di collaborazione didattica con NNL
rappresentato dal suo direttore il Prof Roberto Cingolani ( oggi Direttore scientifico
dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ), organizzando 5 seminari
tematici sulle nanotecnologie riguardanti: nanoelettronica, oled, manipolazione
e caratterizzazione di materiali nanostrutturati, mems, lab-on-chip. Il
progetto era destinato a studenti del IV e V anno selezionati tramite problemi
di matematizzazione (problemi di non facile soluzione che presuppongono la
conoscenza delle sole quattro operazioni aritmetiche) che più d’ogni altro
permettono di riconoscere il talento scientifico sia verso il problem solving tecnologico
sia verso le capacità di interdisciplinarità.
La rete Nanotech-Duesicilie
affiancata dal blog tematico “ Dieci alla meno nove “ ancora oggi affronta tematiche concernenti la
divulgazione delle nanotecnologie attraverso l’elaborazione di brevi saggi
destinati alle scuole e l’organizzazione di incontri tecnici con aziende del
settore. A distanza di 13 anni il progetto didattico “Le nanotecnologie“ viene
citato ( alla pg 63 ) in una tesi presentata alla UNED (Universidad Nacional de
Educación a Distancia: sede centrale a Madrid ) dal prof Salvatore Bartolotta dal titolo “ Social
network e interculturalità dell’insegnamento – Apprendimento delle lingue
seconde e/o straniere. Il caso specifico di Facebook nello sviluppo e nello
sfruttamento delle competenze e dei modelli di valutazione sperimentali “ (file:///F:/GIORDANO_MariaAngelica_Tesis.pdf
). In questo lavoro di ricerca si precisa il fatto che il progetto “Le
nanotecnologie“ è stato il primo del suo genere sul territorio italiano.
venerdì 14 settembre 2018
martedì 3 aprile 2018
John Harrison l'ideatore del cronometro marino per determinare la longitudine in mare
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domenica 18 febbraio 2018
In arrivo la campagna di crowdfunding per CoderBot, il robot per giocare a pensare
Parte il 19 febbraio la campagna di crowdfunding per CoderBot: la raccolta fondi prevede ricompense a favore di chi sostiene il progetto, come il CoderBot stesso e workshop per imparare a programmarlo per le attività in classe
Milano, 12 febbraio 2018 – Sarà in crowdfunding dal 19 febbraio al 26 aprile per migliorare il suo software: è il CoderBot, un robot didattico per le scuole primarie e secondarie frutto di un progetto che unisce robotica, didattica e innovazione.
CoderBot è stato “adottato” dall’Università di Milano-Bicocca che con questa campagna di crowdfunding intende migliorare gli aspetti legati al software di programmazione e controllo in modo da offrire a scuole, insegnanti, bambini e genitori lo strumento più adatto per imparare e divertirsi al tempo stesso.
Lo sviluppo del software permetterà di creare una nuova versione del CoderBot fortemente personalizzabile.
Il crowdfunding durerà dal 19 febbraio al 26 aprile 2018 e si svolgerà sulla piattaforma DeRev. L’obiettivo è quello di raccogliere 5.000 euro. Sarà possibile sostenere il progetto con un contributo sulla pagina della campagna all’indirizzo www.derev.com/coderbot .
Per i sostenitori sono previsti diversi tipi di ricompense tra cui il CoderBot stesso, workshop formativi per imparare a usarlo e programmarlo. Inoltre, fra le ricompense pensate per le scuole ci sono flotte da quattro a dieci CoderBot che possono essere utilizzate per la didattica interattiva con gruppi numerosi di studenti.
Il CoderBot è utilizzato nell’ambito delle attività di ricerca e formazione portate avanti dalRobotiCCS Lab, il Laboratorio di Robotica per le Scienze cognitive e sociali del Dipartimento di Scienze umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università di Milano-Bicocca.
Il gruppo che svilupperà il nuovo CoderBot è formato da Edoardo Datteri, ricercatore in Filosofia della scienza, Leonardo Mariani, professore associato di Sistemi di elaborazione delle informazioni, e Roberto Previtera, project manager in ambito informatico ed esperto di robotica.
Il robot è stato pensato come strumento didattico utile a stimolare capacità di ragionamento astratto e soluzione di problemi. «Il nostro obiettivo – spiegano Edoardo Datteri, Leonardo Mariani e Roberto Previtera – è realizzare un robot didattico facile da utilizzare, personalizzabile in base all'età degli studenti e agli obiettivi formativi dell'insegnante. CoderBot permetterà a scuole e docenti di migliorare l'apprendimento in ambito scientifico, informatico e tecnologico: i ragazzi potranno infatti programmare e utilizzare il robot applicando non solo conoscenze tecniche, ma anche il ragionamento astratto e il metodo scientifico».
La campagna per il CoderBot è il primo passo di un progetto di crowdfunding più ampio che l’Università di Milano-Bicocca sta realizzando per mettere a disposizione della propria community nuovi strumenti per sostenere le idee, l’innovazione, la capacità imprenditoriale e la ricerca.
mercoledì 3 gennaio 2018
Inaugurato CUORE: il gigante freddo che studia i neutrini
Il 23 ottobre 2017, ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS) dell’INFN è stato avviato l’esperimento CUORE (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events), il più grande rivelatore criogenico mai costruito, concepito per studiare le proprietà dei neutrini. Nei primi due mesi di presa dati, l’esperimento ha funzionato con una precisione straordinaria, soddisfacendo pienamente le aspettative dei fisici che lo hanno realizzato.
Grazie alla notevole precisione raggiunta in questa prima fase, Cuore è già riuscito a restringere significativamente la regione in cui cercare il rarissimo fenomeno del doppio decadimento beta senza emissione di neutrini, principale obiettivo scientifico dell’esperimento. Rivelare questo processo consentirebbe non solo di determinare la massa dei neutrini, ma anche di dimostrare la loro eventuale natura di particelle di Majorana, fornendo una possibile spiegazione alla prevalenza della materia sull’antimateria nell’universo.
«Questa è solo l’anteprima di ciò che uno strumento di queste dimensioni è in grado di fare», commenta Oliviero Cremonesi, responsabile scientifico dell’esperimento CUORE. «Abbiamo grandi aspettative per il futuro. Nei prossimi cinque anni, infatti, CUORE registrerà una quantità di dati 100 volte superiore a quelli acquisiti in questo primo periodo di presa dati», conclude Cremonesi.
Il rivelatore di CUORE è un gigante di 741 chili realizzato con una tecnologia basata su cristalli cubici ultrafreddi di tellurite progettati per funzionare a temperature bassissime: 10 millesimi di grado sopra lo zero assoluto (–273,15 °C). La sua struttura è formata da 19 torri costituite ciascuna da 52 cristalli di tellurite purificata da qualunque contaminante. La più ardita sfida tecnologica affrontata dall’esperimento è stata la realizzazione del criostato in grado di mantenere a pochi millesimi di grado sopra lo zero assoluto le 19 torri sospese al suo interno.
L’esperimento lavora in condizioni ambientali di estrema purezza, in particolare di bassissima radioattività. Il criostato è infatti schermato dalla pioggia di particelle che provengono dal cosmo, sia dai 1400 metri di roccia del massiccio del Gran Sasso, sia da uno speciale scudo protettivo realizzato grazie alla fusione di lingotti di piombo recuperati da una nave romana affondata oltre 2000 anni fa, al largo delle coste della Sardegna. Anche gli altri componenti del rivelatore, come ad esempio i supporti in rame che sostengono le torri, sono stati preparati in condizioni di bassissima radioattività e sono stati assemblati evitando qualsiasi contatto con l’aria per impedire contaminazioni provenienti dall’ambiente.
CUORE è un esperimento di altissima precisione che impiega una tecnologia unica al mondo e la sua costruzione ha richiesto oltre dieci anni di lavoro. Prima di completare CUORE i ricercatori hanno costruito un prototipo chiamato Cuore-0, composto da un’unica torre in funzione dal 2013 al 2015 i cui primi risultati sono stati annunciati nell’aprile 2015.
«Progettare e costruire CUORE è stata un'avventura straordinaria e vederlo in funzione è una grandissima soddisfazione – sottolinea Ettore Fiorini, professore emerito presso l’Università di Milano-Bicocca, che per primo ha proposto l'esperimento nel 1998 –
L'idea di utilizzare rivelatori termici per la fisica del neutrino ha richiesto decenni di lavoro e lo sviluppo di tecnologie che oggi vengono applicate anche in settori molto distanti dalla fisica delle particelle elementari».
L’esperimento è frutto della collaborazione internazionale di oltre 150 scienziati provenienti da 25 diverse istituzioni, prevalentemente italiane e americane, ed è stato guidato da Oliviero Cremonesi, ricercatore INFN e docente all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. L’Università Bicocca ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di CUORE e il Dipartimento di Fisica “Giuseppe Occhialini” si conferma come realtà all’avanguardia nello sviluppo dei rivelatori termici. Il team di ricerca, costituito da 24 fisici del Dipartimento e della Sezione di Milano-Bicocca dell'INFN, ha contribuito all’esperimento in tutti i suoi aspetti: la tecnologia dei bolometri, l’elettronica ultra-sensibile per la rivelazione del segnale termico, il sistema criogenico per il raffreddamento dei cristalli di tellurite, le tecniche per la riduzione dei contaminanti radioattivi e le metodologie di analisi per l’identificazione del doppio decadimento beta.
martedì 2 gennaio 2018
Università Milano-Bicocca: Il pensiero innovativo. Rispondere al cambiamento
Martedì 28 novembre alle 18.00, si è
tenuto un appuntamento speciale nell’ambito di Innovation Pub, gli incontri
all’ora dell’aperitivo per parlare di innovazione e ricerca in modo informale. Il
tema è stato “Il pensiero innovativo. Rispondere al cambiamento” e ha trattato
di come riconoscere modelli e/o relazioni fra idee, concetti, soluzioni,
problemi, scenari e i loro elementi costitutivi, per generare poi soluzioni
innovative. A confrontarsi su questo tema sono intervenuti:
·
Ferruccio
de Bortoli - Presidente Associazione VIdas, ex direttore del Corriere della
Sera e Il Sole24ore
·
Maria
Cristina Messa - Rettore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca
·
Danilo
Porro - Pro Rettore alla Valorizzazione della Ricerca - Milano-Bicocca
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