domenica 11 ottobre 2009

Nanotecnologie sempre più Disruptive Technology


Le nanotecnologie sono considerate, fin dal loro inizio, come la forza trainante per una nuova rivoluzione industriale, attraendo risorse finanziarie ed investimenti da parte di governi e multinazionali di tutto il mondo.
L’innovazione nanotecnologica permette la crescita ed il cambiamento della produzione industriale anche quando le nuove aziende competitors mettono in crisi economica e finanziaria le imprese incumbent legate a tecnologie obsolete e superate.
Un docente di Harvard, Clayton Christensen, nel 1995 propose il termine Disruptive Technology indicando un’innovazione che in tempi rapidi si imponesse e conquistasse un mercato esistente, o ne facesse nascere uno completamente nuovo.
Nella sua analisi Christensen riconosce in alcune tecnologie la capacità di cambiare drasticamente le dinamiche di mercato, a spese delle imprese e dei prodotti ormai consolidati, determinando effetti devastanti sugli incumbents poiché molte di esse sono in grado di sviluppare prodotti in grado di sostituire quelli esistenti.
Le imprese incumbent, in questo contesto, sono incapaci di rispondere senza perdere profitti trovandosi a dover affrontare un’erosione progressiva della loro quota di mercato.
Nella prima metà del ventesimo secolo, si definiva questo processo “distruzione creativa”, rilevando sia gli aspetti positivi che quelli negativi del cambiamento tecnologico ed industriale, quali la nascita di nuovi impieghi, imprese ed industrie, e di contro la crisi strutturale di alcune imprese costrette a chiudere dal cambiamento tecnologico.
La storia è piena di questi cambiamenti tecnologici, lo sono stati l’elettricità, con il fisico italiano Girolamo Cardano che con il De Subtilitate nel 1550, distinse, forse per la prima volta, la forza elettrica da quella magnetica; il motore a vapore, con molteplici applicazioni avute all'inizio del XVIII secolo, soprattutto per il pompaggio dell'acqua dalle miniere; il telefono, attribuito ad Antonio Meucci che nel 1871 dimostrò il funzionamento del suo apparecchio che chiamò telettrofono; internet, una rete di computer mondiale ad accesso pubblico teorizzata per la prima volta nel 1960 dallo statunitense J.C.R. Licklider, docente del Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Più lontano dai nostri giorni facevano vanto di se altre importanti innovazioni come la ruota, inventata nell'antica Mesopotamia nel V millennio a.C. per la lavorazione di vasellame; l’agricoltura, nata circa 11.000 anni fa attraverso la domesticazione avvenuta per la prima volta in un villaggio presso il fiume Giordano a 15 km a nord di Gerico.
Ritornando al nanotech il concetto di Disruptive Technology è intrinseco nella definizione stessa del termine “nanotecnologia” che può avere significati diversi.
Gran parte delle definizioni possono essere ricondotte allo studio ed al controllo di fenomeni e materiali in scala di lunghezza al di sotto dei 100 nanometri.
Altre definizioni si basano sul fatto che in un sistema nanotecnologico, la scala di lunghezza dei componenti deve essere a livello nanometrico e le proprietà chimico-fisiche devono essere legate alla stessa dimensione nanoscopica. Infatti, la nanotecnologia ha creato una specie di rivoluzione nella scienza fisica e nell’ingegneria, legando tra loro possibili settori di ricerca, come la chimica e la scienza dei materiali, ma anche come la biologia e la medicina, determinando, di fatto, una scienza innovativa multidisciplinare.
E’ proprio questa multidisciplinarità che consente la produzione di materiali tecnologicamente rivoluzionari, destinati nel breve periodo a sostituire i vecchi prodotti industriali ed a saturare il mercato dell’alta tecnologia.
Limitatamente al settore dell’elettronica vorrei evidenziare quanto scrive Federico Faggin sulla definizione del termine “nanoelettronica” asserendo che questa rappresenta una nuova classe di dispositivi elettronici più piccoli e più veloci, basati su nuovi principi di funzionamento, che promettono di sostituire i transistori MOS. La nanoelettronica, di conseguenza, offre una nuova strada per continuare ad aumentare le prestazioni e ridurre le dimensioni e il costo dei circuiti integrati, una volta che i transistori MOS hanno raggiunto il limite fisico dello scaling.
Proprio il raggiungimento del limite fisico dello scaling potrebbe sentenziare la fine del transistor al silicio per dare spazio a nuove produzioni competitors basate, ad esempio, sui nanotubi di carbonio o meglio ancora sul grafene.
Quindi le Disruptive Technology intese come versioni dei prodotti più innovativi, con un target clienti interamente nuovo, emergono facilmente, paralizzando le aziende istituite.
Esse sono, nella fase iniziale, indirizzate a servire le fasce più alte del mercato ed alla fine, quando si consolidano e migliorano la loro affidabilità, riescono a conquistare quote fondamentali di mercato sostituendo il prodotto che prima dominava.