Le nanotecnologie possono avvicinare arte e industria, due comparti apparentemente lontani, mettendo in comune esperienze e metodologie con un reciproco arricchimento.
Le nanotecnologie possono avere importanti ricadute per le piccole e medie imprese che operano nel settore del restauro dei beni culturali, infatti, l’Italia detiene insieme alla Francia oltre il 50% del patrimonio artistico mondiale.
L’obiettivo che restauratori e scienziati operino in equipe, implica che chimici, biologi, fisici ed esperti di imaging fotografico possano essere in condizione di fornire quelle consulenze necessarie per analizzare i vari strati della pittura, togliere le patine di sporco, rafforzare le strutture, scoprire particolari nascosti alla vista, di tutte le opere che esaltano l’arte italiana nel mondo.
Nel campo del restauro dei beni culturali la pulitura, ovvero la rimozione di strati superficiali,
oggi può essere attuata mediante due sistemi, il primo fa ricorso a sostanze chimiche che rischiano però con la loro aggressività di alterare o danneggiare i manufatti, il secondo si basa sulla pulitura meccanica, che rischia di creare forti sollecitazioni all’interno delle opere artistiche.
Questi due processi comportano dei rischi per l’integrità del manufatto artistico e richiedono grande esperienza ed abilità da parte del restauratore.
Per questo motivo, attraverso le nanotecnologie, si tende a fare uso, nel settore della pulitura di opere artistiche, della tecnologia laser che offre grandi potenzialità, infatti, essa può limitare l’azione a strati superficiali molto sottili, dell’ordine di poche decine di nanometri senza danneggiare gli oggetti.
La procedura di pulizia al laser si basa sulla reazione fotomeccanica indotta dall’interazione fra il fascio di luce generato da un impulso laser, breve e ad alta intensità, e lo strato inquinante.
L’impulso luminoso è sufficientemente breve per evitare fenomeni termici, che altrimenti potrebbero danneggiare la superficie da trattare.
Il principio fisico, della pulizia al laser, può essere sintetizzato come segue, all’inizio la luce emessa dal laser è assorbita dallo strato di contaminanti sulla superficie da trattare, successivamente il forte assorbimento di energia crea un plasma (gas altamente ionizzato e instabile) che si estende creando un’onda d’urto, infine questa onda d’urto si frammenta, espellendo la sporcizia.
Un altro metodo di restauro tecnologico è l’utilizzo di particelle nano dimensionate che consente di modificare le proprietà di superficie, impartendo nuove funzioni al substrato trattato.
Il protagonista di questo metodo è il biossido di titanio, già utilizzato nel campo della cosmetica, in alcuni generi alimentari e, in ambito tessile, come opacizzante nelle fibre chimiche o come pigmento bianco, questo biossido interagendo con la luce provoca una serie di reazioni in grado di degradare sporco, microrganismi e sostanze inquinanti con le quali può entrare in contatto.
Terminando le nanotecnologie, attraverso le tecnologie laser o l’uso del biossido di titanio, si mettono a disposizione dell’arte, riportando all’originale splendore capolavori danneggiati dall’azione del tempo.
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